Epicondilite: le cause e i rimedi.
Introduzione
Il gomito collega il braccio all'avambraccio, e per la superficialità dei margini ossei che la compongono si può vedere e palpare facilmente.
Come vedrai successivamente nel paragrafo dedicato all'anatomia, il gomito sebbene sia un'unica articolazione anatomica, è formato da tre articolazioni "funzionali" che ne consentono il movimento nei vari piani dello spazio. Quando l'articolazione subisce un trauma, o è affetta da una patologia, i delicati equilibri tra le tre articolazioni funzionali, i legamenti e i numerosi muscoli che ne fanno parte vanno ad alterarsi, e ripristinare i fisiologici rapporti fisiologici richiede l'intervento di un professionista.
È compito del fisioterapista ripristinare il giusto equilibrio anatomo-fisiologico, e questo viene raggiunto mediante una attenta valutazione iniziale che individui la causa del problema, e che consenta al terapista di poter elaborare un piano riabilitativo integrato, costituito da: Tecniche manuali: osteopatia, fasciale, terapia manuale, chiropratica, ecc... Terapia fisica: laser, tecarterapia, ultrasuoni, ipertermia, correnti antalgiche... Esercizi specifici: sia a corpo libero che contro resistenza.
Come il Titolo ti suggerisce, in questo articolo parleremo di gomito e in particolare dell'epicondilite. Inizieremo dalle basi anatomiche, per procedere con i meccanismi eziologici alla base di questa patologia e proseguiremo trattando l'aspetto riabilitativo e preventivo!
Cenni di anatomia del gomito
Il gomito è un'articolazione dell'arto superiore ed è formata da tre capi articolari, il primo appartenente al braccio e gli altri due che formano lo scheletro dell'avambraccio:
- L'estremità distale dell'omero. Quest'osso nella porzione centrale è cilindrico e proseguendo in direzione del gomito tende ad appiattirsi e ad allargarsi, per questo motivo l'estremità distale è chiamata anche "paletta omerale". Ai lati di questa estremità ossea si trovano l'epicondilo (lateralmente) e l'epitroclea (medialmente). Nella porzione distale centrale ci sono due margini ossei chiave per l'articolazione del gomito:
- Il capitello: è conosciuto anche come "capitello omerale" o "capo dell'omero". Si trova nella parte esterna dell'omero (che in medicina è nota come "laterale"), ha una forma emisferica e si articola con il margine prossimale del radio.
- La troclea omerale: è situata nella parte interna (o "mediale"), ha una forma concava proprio per ospitare il margine osseo prossimale dell'ulna.
- La testa del radio: è la porzione prossimale del radio, quella più vicina al gomito, ha un profilo circolare e piatto.
- Estremità prossimale dell'ulna: comprende un'importante prominenza ossea detta olecrano, e una cavità nota come "incisura trocleare dell'ulna".
Questi tre elementi ossei si relazionano tra loro formando tre articolazioni funzionali:
- Omero - radiale: articolazione tra il condilo omerale e la fossa della testa del radio;
- Omero - ulnare: articolazione tra la troclea dell'omero e l'incisura trocleare dell'ulna
- Radio - ulnare prossimale: articolazione formata dalla circonferenza articolare radiale, dall'incisura radiale dell'ulna e dal legamento anulare.
L'apparato legamentoso di questa articolazione è costituito da:
- Il legamento collaterale ulnare;
- Il legamento collaterale radiale;
- Legamento anulare del radio.
Il gomito per mette i seguenti movimenti:
- Flessione;
- Estensione;
- Supinazione;
- Pronazione.
Che sono effettuati per mezzo della contrazione dei seguenti gruppi muscolari
- Muscoli epicondiloidei: chiamati così perché originano dall'epicondilo, si inseriscono sull'avambraccio, sul polso e sulla mano. Sono i seguenti:
- M. estensore radiale breve del carpo;
- M. estensore radiale lungo del carpo;
- M. estensore delle dita;
- M. estensore del mignolo;
- M. supinatore.
- Muscoli epitrocleari: chiamati così perché originano dall'epitroclea dell'omero e si inseriscono sull'avambraccio, sul polso e sulla mano. Sono i seguenti:
- M. pronatore rotondo;
- M. flessore superficiale delle dita;
- M. flessore radiale del carpo;
- M. flessore ulnare del carpo;
- M. palmare lungo;
Muscoli che si inseriscono sul gomito:
- M. bicipite brachiale;
- M. brachiale;
- M. tricipite brachiale
A cosa servono i tendini epicondiloidei?
Con la loro contrazione permettono l'estensione del polso, delle dita e la deviazione radiale. Anche grazie ai muscoli epicondiloidei riusciamo a tenere in mano un microfono o una racchetta, possiamo effettuare movimenti di torsione con l'avambraccio come aprire la porta di casa o utilizzare il cacciavite per avvitare un mobile, possiamo estendere le dite per aprire la mano ecc...
Dei muscoli epicondiloidei elencati in precendenza, nel caso di epicondilite, quello più soggetto a infiammazione è il tendine del muscolo estensore radiale lungo del carpo, e una delle cause per cui una sua reclutazione evoca dolore al paziente è data da una stimolazione da sovraccarico del periostio a livello dell'origine del tendine.
Ma perché questo gruppo muscolare è soggetto a condizioni infiammatorie? Quali sono le persone più a rischio? Come si può prevenire una condizione dolorosa come l'epicondilite? E soprattutto come si cura, quali sono i tempi di guarigione? Trovi risposta a queste e ad altre domande nel paragrafo successivo.
Cosa è l'epicondilite o "gomito del tennista"?
L'epicondilite è una tendinopatia inserzionale, ossia una condizione infiammatoria del tendine che si verifica in corrispondenza della sua sede di inserzione, che nel caso dei tendini dei muscoli epicondiloidei è l'epicondilo dell'omero.
Questa patologia è chiamata anche "gomito del tennista" perché è molto frequente in coloro che praticano lo sport da racchetta come tennis e padel. Il motivo di questa elevata incidenza è dato dal fatto che nel gesto atletico del tennis, i muscoli epicondiloidei sono quelli più utilizzati, quindi hanno maggiore possibilità di andare incontro a patologie da overuse (sovraccarico funzionale).
Da quali sintomi è caratterizzata l'epicondilite?
Il dolore è il sintomo principale, in alcuni casi compare un po' di rossore e gonfiore nella parte sintomatica, e talvolta la zona infiammata risulta essere calda.
Il dolore in fase iniziale è un sintomo ben localizzato in prossimità dell'epicondilo (ossia in sede inserzionale) che si avverte durante uno sforzo del gomito o subito dopo di esso. L'area di sintomatica riferita dai pazienti, all'inizio della patologia, è di circa un centimetro quadro (la grandezza di un polpastrello).
I movimenti che evocano maggior dolore sono quelli in cui avviene la contrazione degli epicondiloidei, e quindi:
- Estensione del polso;
- Estensione delle dita;
- Flessione del gomito;
- Pronazione dell'avambraccio;
- Stringendo la mano.
Spesso si tratta di una condizione clinica che viene sottovalutata e portata avanti nel tempo. In molti casi la sintomatologia svanisce con un po' di riposo, utilizzando un tutore e prendendo qualche antinfiammatorio, in altri casi invece si acutizza fino a diventare una condizione quasi invalidante: la sintomatologia dolorosa è difficile da localizzare perché arriva ad estendersi fino al polso, e può essere avvertita anche a riposo. Una semplice stretta di mano, o il girare la chiave della porta di casa possono risultare azioni molto fastidiose, e diventa difficile anche portare la propria 24 ore!
Cosa si fa in questi casi? Ci si rivolge a un Centro di Fisioterapia di alta qualità!
Come si cura l'epicondilite?
Prima di effettuare qualsiasi terapia, occorre che il fisioterapista valuti attentamente la persona che si rivolge a lui, in modo da poter progettare il percorso riabilitativo che in minor tempo possa dare il maggiore beneficio al paziente. Nei Centri di Fisioterapia ad alta qualità il fisioterapista dedica fino a un'ora di tempo per la valutazione del paziente ad inizio trattamento. Questo tempo non gli serve solo per il ragionamento clinico ma anche per conosce la persona, la sua storia clinica e le sue abitudini in modo da poter plasmare il ciclo fisioterapico unico e specifico per il paziente che si trova davanti.
Nel caso dell'epicondilite si utilizza un approccio integrato tra:
Tecniche di terapia manuale: che possano andare a recuperare le restrizioni di movimento presenti nelle tre articolazioni funzionali, di queste quella che spesso necessità di tecniche di trazione e decompressione è l'articolazione omero-ulnare.
Tecniche di mobilizzazione fasciale: come ad esempio il massaggio funzionale utilizzato nelle scuole di Terapia Manuale, o il massaggio trasverso secondo Cyriax, in modo da poter riequilibrare le tensioni fasciali presenti.
Mezzi fisici antalgici e antinfiammatori: come il Laser ad Alta Potenza, la tecarterapia, l'ipertermia, gli ultrasuoni, l'interix, le onde d'urto o le elettroterapie;
Esercizio terapeutico: in modo da poter accelerare i tempi di guarigione e recuperare il giusto trofismo muscolare e la funzionalità del gomito.
I dosaggi e la scelta dei singoli macchinari, l'applicazione delle tecniche manuali e la pianificazione degli esercizi sono specifici per ogni persona in funzione del momento terapeutico che sta attraversando (fase acuta / fase cronica) e della causa della patologia.
Come si può prevenire l'epicondilite?
Più che di prevenzione totale, si parla di riduzione, e non annullamento, dei fattori di rischio. Questo perché non possiamo prevenire con certezza, al 100%, il rischio che si verifichi un epicondilite ma sicuramente possiamo attuare delle strategie che ci aiutano a mantere in salute i tendini epicondiloidei.
Soprattutto se sei una delle categorie a rischio di cui abbiamo parlato prima, e quindi:
- Tennista;
- Pugile;
- Elettricista;
- Autista / camionista;
- E tutti coloro che effettuano azioni ripetute (per lavoro, hobby o sport) con i muscoli dell'avambraccio;
per ridurre i fattori di rischio è importante effettuare azioni di scarico come gli esercizi di allungamento al termine dello sforzo o dell'allenamento effettuato. Eventualmente massaggiarsi con un olio, o con una crema antalgica e antinfiammatoria, tipo arnica, può essere molto utile a rilassare la parte affaticata.
Se effettui uno sport da racchetta a livello agonistico, o comunque con allenamenti serrati, è importante che ti faccia valutare da più volte l'anno da un fisioterapista specializzato. Anche un trattamento al mese può migliorare di molto le tue performance in campo.
fonte: https://www.fisioterapiaitalia.com/